i campi di concentramento fascisti in Italia

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Anche in Italia...
i campi di concentramento fascisti

Gennaio 2023

In occasione del Giorno della Memoria la sezione ANPI di Villasanta “Albertino Madella” ha realizzato questa mostra, dal titolo “Anche in Italia... I campi di concentramento fascisti”.
La motivazione che ci ha condotto a questa scelta è stata che ci siamo resi conto che si tratta di un argomento ancora poco conosciuto e poco esplorato, di cui pochi sono informati.
Siamo partiti infatti dalla considerazione che molto poco si conosceva su questo argomento.
E credendo vivamente nell’importanza della conoscenza dei fatti, prima ancora che della conservazione della loro memoria, ci siamo avventurati in un lavoro che è stato in primis un lavoro di ricerca, di documentazione, di lettura di tutto il materiale che siamo riusciti a reperire.
E grazie al prezioso supporto di Giuseppe Origgi che ci ha guidato in questo percorso, siamo arrivati alla realizzazione di questo lavoro.
Si tratta indubbiamente di un lavoro parziale, che non ha assolutamente la pretesa di essere esaustivo della materia.
Ci piace pensare che questo lavoro possa essere in futuro integrato man mano che gli studiosi di questo periodo storico e di questo tema troveranno altri documenti, raccoglieranno altre testimonianze indirette e potranno aggiungere altri tasselli a questa parte di storia che ha riguardato il nostro paese durante il ventennio della dittatura fascista e di cui si conosce così poco.
Con questa ricerca abbiamo voluto evidenziare la numerosità dei campi in Italia, la loro diffusione capillare sul territorio, le diverse tipologie di campi, anche il fatto che spesso diverse tipologie si sommavano in un unico luogo… e del fatto che della maggior parte di questi luoghi se ne ignori l’esistenza e di conseguenza si stiano perdendo le tracce e la memoria non solo dei luoghi che ma anche e soprattutto dei tristi accadimenti che in quei luoghi si sono verificati.
Quindi, con sincero interesse, ci siamo lanciati in questo lavoro: la motivazione ed insieme l’obiettivo sono quelli di far conoscere, di aumentare la diffusione di alcune informazioni su alcuni campi esistiti in Italia.
Ci auguriamo quindi che la visione di questa mostra possa essere di stimolo ai visitatori e ai lettori nel voler continuare a conoscere, a non voler dimenticare, ad agire perché i soprusi, le ingiustizie, le sopraffazioni, e le nefandezze subite da tutti coloro che hanno vissuto la tremenda esperienza della reclusione in un campo – di qualsiasi tipo di campo si tratti - non siano accaduti invano, ma possano continuare ad essere un monito affinché ciò che è accaduto non si ripeta mai più.

Infine, ringraziamo il comitato provinciale ANPI Monza e Brianza, per il contributo materiale alla realizzazione del progetto, e l’Amministrazione Comunale di Villasanta, che, come ogni anno, ci permette di esporre le mostre da noi proposte, e quest’anno questa mostra in particolare.

il direttivo
sezione ANPI "Albertino Madella" Villasanta




mostra realizzata da:
sezione ANPI "Albertino Madella"
Villasanta (MB)

con il contributo di:
Comitato Provinciale ANPI
Monza e Brianza

introduzione

Quando l'ANPI di Villasanta mi ha proposto di partecipare al lavoro di preparazione di questa mostra, pensavo di imbattermi in volti e corpi scheletriti, pigiami a righe, con sopra cuciti triangoli di vario colore.
Dopo aver letto qualche libro, l’evidenza storica che veniva a definirsi nella mia testa era ben diversa.
Salvo rarissime eccezioni, i campi fascisti risultano privi di apparati di sterminio: niente camere a gas, nessuna esecuzione di massa, persino pestaggi o efferati maltrattamenti sono, tutto sommato, ridotti nel numero di episodi.

Dunque, italiani brava gente?
Leggete, magari rileggete, con attenzione il pannello 16.
Poi provate a darvi una risposta.

Il direttore del campo che stila il rapporto era il vicecommissario di Pubblica sicurezza Salvatore Lepore, classe 1913. Ad agosto, conclusasi l’esperienza di direttore del campo, fu trasferito a Como. Finita la guerra la sua carriera proseguì fino a raggiungere il grado di commissario capo nel 1956.
Le testimonianze ci raccontano che la nomina di Lepore fu accolta positivamente dagli internati. Un’opinione condivisa dal parroco della chiesa di Vo’, che così annotava nella sua cronaca:
   Per poche settimane il commissario fu un uomo rigido, poi fu sostituito da un altro più umano e comprensivo. Fu accusato dai fascisti di trattare gli ebrei troppo bene e lasciare a loro troppa libertà, perché permetteva di allontanarsi dalla villa per un chilometro in linea d’aria e tornare all’ora stabilita. Il commissario rispondeva: “Io sto al regolamento e, se questo vi sembra troppo blando, cambiatelo e io starò a quello”.

Hannah Arendt, scrivendo del processo a Rudolf Eichmann in Gerusalemme, ha utilizzato l’espressione “banalità del male”.
Non ne siamo lontani!

Scrive Filippo Focardi nel suo “Il cattivo tedesco e il bravo italiano”:
   Gli stereotipi del «bravo italiano» e del «cattivo tedesco» sono serviti egregiamente a mascherare e rimuovere aspetti altrettanto reali della guerra fascista e prima ancora della politica coloniale e antisemita del regime: il carattere aggressivo di quella guerra e le responsabilità del regime nel suo scatenamento; il fatto che molti italiani l’abbiano combattuta – almeno per un pezzo – con convinzione ideologica; i gravi crimini commessi nei Balcani o in Russia che si aggiungevano a quelli già perpetrati su larga scala in Libia e in Etiopia; la persecuzione antisemita nel 1938 non imposta da Berlino e la collaborazione poi prestata dalla RSI allo sterminio degli ebrei, braccati e consegnati nelle mani dei carnefici hitleriani. Gran parte del carico delle colpe italiane ha finito così per essere messo sulle spalle (già molto provate) dei tedeschi per poi essere rapidamente rimosso.

Citando Vittorio Foa:
   Non si è trattato di una rimozione in senso psicanalitico, quanto piuttosto di una comoda ma delittuosa cancellazione della storia, poiché quando dopo avere ucciso, non si riconosce la vittima, si è ucciso due volte. E la cattiva Germania è servita allo scopo funzionando a meraviglia da comodo alibi per gli italiani. I tedeschi sono diventati una grande risorsa per la tranquillità della nostra coscienza. Ma è necessario ricordare il male della nostra parte se non vogliamo abbandonare al caso il nostro domani

La mostra non si è mai pensata come esaustiva dell’argomento.
Rigorosa magari si, ma nulla di più che una traccia, un iniziale suggerimento.
A me, privo della padronanza degli utensili della ricerca storica, è parso di approfondire solamente la consapevolezza di una ignoranza difficilmente colmabile, e tuttavia aggiungere un poco di conoscenza al mio leggero bagaglio ha fornito preziosi strumenti di lettura della realtà, di quella presente, non solamente della passata.
È cosa importante fuggire dalle banalizzazioni, banalizzazioni che però si stanno trasformando in un senso comune storico diffuso che poggia proprio sui nostri vuoti di memoria, una nuova narrazione non più tesa a capire il passato, ma a legittimare il presente attraverso il passato.
Una vera e propria operazione di azzeramento della storia nella quale gli strumenti dell’analisi sono sovrastati da giudizi, sentenze: lavagne sulle quali scrivere i «buoni» da una parte e i «cattivi» dall’altra. Dove, con sempre maggior impudente frequenza i cattivi di ieri sono diventati i buoni di oggi secondo una concezione favolistica del passato.
Ma se i giudizi non vengono espressi secondo quelle che sono le elementari regole del mestiere di storico: i precetti del «quando, dove, come» ci spetta quantomeno il compito di prenderne coscienza.
La vulgata del revisionismo storico, la tossica narrazione di una memoria condivisa, è terreno di scontro culturale di non secondaria importanza.
Il mio invito, in conclusione di questo breve intervento, è quello di convenientemente attrezzarsi per sostenere tale scontro.
In primo luogo frequentando la lettura, e scegliendo con cura gli autori, magari facendosi suggerire le scelte dalla bibliografia pubblicata sul sito web dell’ANPI provinciale MB e in costante aggiornamento ( www.anpimonzabrianza.it/libri.html ).

Giuseppe Origgi, curatore della mostra



Di seguito potete visionare i pannelli della mostra, ed i loro contenuti.


cover


pannello 1


pannello 2


pannello 3


pannello 4


pannello 5


pannello 6


pannello 7


pannello 8


pannello 9


pannello 10


pannello 11


pannello 12


pannello 13


pannello 14


pannello 15


pannello 16


pannello 17


pannello 18


pannello 19


pannello 20


pannello 21


pannello 22


pannello 23


pannello 24


pannello 25


pannello 26


pannello 27

Audio:


I pannelli della mostra sono accompagnati da una audioguida, riconoscibile dal relativo codice QR; con una connessione alla rete internet si può quindi accedere ai file tramite telefono cellulare e/o tablet.
Durante l'esposizione della mostra chiediamo gentilmente l'utilizzo di apposite cuffie o auricolari, per evitare di disturbare la visita degli altri visitatori.





È possibile scaricare da questa pagina le schede in formato PDF: è quindi possibile stamparla in formato cartaceo (A4/A3) a disposizione di scuole e/o associazioni.

Scarica tutte le schede in formato PDF

Per chi volesse invece prenotarla, per l'esposizione in una mostra, i pannelli sono in formato cm 70 x 100, in forex e già previsti con fori per ganci: per prenotazioni, scrivere a: anpivillasanta@gmail.com

Credits:

le fonti documentali, come descritto nel pannello 27 della mostra
Giuseppe Origgi, per il supporto alla stesura dei contenuti e ricerca bibliografica
Enrico Mason, per l'immagine di copertina "arrivo a Fossoli"
Silvia Mendia e Giuseppe Origgi, voci dei files audio
Stefano Zocchio, per la creazione grafica dei pannelli ed il supporto web
il Direttivo ANPI di Villasanta, per il supporto logistico del progetto
il Comitato Provinciale ANPI Monza e Brianza, per il contributo al progetto

Anche in Italia...
i campi di concentramento fascisti

Villasanta

mostra documentaria a cura di:
sezione ANPI "A.Madella" Villasanta
Piazzetta B. Erba, 12
20852 Villasanta (MB)


mail: anpivillasanta@gmail.com

www.anpivillasanta.it

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